Dettagli
- Sport
- Escursione
- Voto
- Difficoltà
- Escursione
- Durata
- 02:00 ore
- Lunghezza
- 7.0 km
- Vertigini
- Nessuno
- Altitudine min.
- 671 m
- Altitudine max.
- 937 m
- Dislivello +
- 350 m
- Dislivello -
- 350 m
- Parcheggio auto
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Terreno
- 95%
- 5%
- Bosco
- Urbano
Stagione
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Sentieri
Descrizione
C’è un che di malinconico ed al contempo inquietante e claustrofobico nel transitare in questi luoghi che urlano nel silenzio più assoluto, incastrati nella valle, dimenticati dal tempo e ormai quasi completamente spopolati. Coloro che custodivano il miraggio di un sogno americano tra le rive del Torrente Mis hanno lasciato spazio al verde e alla suggestione di un connubio tra immaginario e realtà, dove sagome scure di minatori ricurvi si confondono con imbocchi minerari e odori di solfuro.
Cercavano l’oro in California…
Questo itinerario escursionistico, lontano da qualsiasi rotta turistica, è ideale per chi si vuole immergere nel passato e nella storia del centro minerario di Vallalta, in luoghi in cui le viste dolomitiche mozzafiato, nonostante la vicinanza, sembreranno lontane anni luce.
Il percorso parte da Marcói, piccola località ad E di Sagrón e nucleo attorno al quale si sviluppò la prima comunità di Sagrón-Mis, verso la fine del Cinquecento. Su una casa dell’abitato si possono vedere (le copie di) due interessanti dipinti murali ora conservati a Fiera di Primiero. È proprio a Marcói che, verso il 1620, si cominciò ad edificare il primo luogo di culto della zona, dedicato alla Madonna di Loreto, che andò distrutto in un incendio nel 1793 e fu successivamente sostituito da una nuova chiesa edificata a Sagrón; la vecchia cappella, riedificata nel 1812, fu dedicata alla Beata Vergine del Caravaggio.
Dalla chiesa si imbocca la strada che scende, diventando presto sterrata, verso il letto del Torrente Pezzea, corso d’acqua di confine tra le Comunità di Primiero e Gosaldo (ex confine tra Impero Austro-Ungarico e Regno d’Italia) che scorre lungo la Linea Tettonica della Valsugana. Lungo il percorso non mancano cartelli e segnali che indicano la direzione da prendere per seguire, verso La Casina, la “Via dell’oro e del mercurio” e raggiungere le miniere di mercurio. In breve si giunge prima a La Casina, antica sede amministrativa della parte austriaca delle miniere ora in territorio trentino – interessante il Capitello di Sant’Antonio, poi Santa Barbara (patrona tra l’altro dei minatori e dei geologi) decorato con scorie della fusione mineraria – e poi al Torrente Pezzea, scendendo lungo una comoda mulattiera.
Subito si notano i resti dei forni di arricchimento, dove il cinabro veniva trattato per ottenere il mercurio puro; sulla sinistra orografica del torrente si scorge l’imbocco della galleria austriaca quasi rettilinea Terrabujo (o Terrabugio) e, di fronte, quello della galleria O’Connor (o O’Conor – livello 767 m) con vicino i resti del portale del pozzo Vallalta (italiani), dal quale fuoriesce del liquido rossastro, dovuto a ossidi di ferro.
Passato il ponte sul torrente, il sentiero risale, ben segnalato, e coincide a ritroso col percorso tematico “La montagna dimenticata” del Parco delle Dolomiti Bellunesi. Si attraversa un bosco misto a prevalenza di faggio, fino a raggiungere l’ampio pianoro dove sorge Il Casin, in località Vallalta (868 m slm), da cui si gode una bella vista sulla catena della Croda Granda.
Superato il Vallón di Campotorondo (frana), si giunge in località I Salt, dove si interseca la ripida traccia stradale del Sentiero No. 802 che scende da Campotorondo / Piani Eterni, che si prende in discesa a sinistra e porta sul letto del Torrente Mis, in località California. Questo breve tratto è in comune con l’Alta Via Tilman che collega Falcade ad Asiago, ripercorrendo a ritroso il percorso fatto dal maggiore britannico Harold William Tilman nel 1944. Prima di giungere sul letto del torrente, è possibile deviare a destra all’altezza di un tornante e visitare Pattine (686 m slm) e Mòri, tra i pochi borghi ancora abitati; a Mòri si potranno vedere due vecchi crogioli in ghisa (scudèle) dei forni di Vallalta, un tempo utilizzati per raccogliere il mercurio proveniente dalla distillazione del cinabro, ora riadattati a fontana.
Sul lato opposto del Torrente Mis è possibile visitare (con estrema attenzione) i ruderi dell’abitato di California, oggi completamente abbandonato centro vitale del sito minerario con le sue diverse abitazioni sviluppatesi attorno alla locanda-albergo “Alla California”, oggi distinguibile per la sua grande facciata e la cui sala da ballo / terrazza era attrattiva per i paesi vicini.
Da qui in poi comincia il tratto più avventuristico dell’itinerario, che rientra su sentiero non sempre evidente, dove bisogna seguire con attenzione i segni rosso-blu che i volontari locali usano (famiglia dei fratelli Cencio e Renato Chenet di Gosaldo, che mantiene con pochi mezzi, ma forte dedizione e perseveranza, anche l’intero sito minerario) per indicare e mantenere vecchi percorsi che altrimenti andrebbero per sempre perduti. Si procede sulla destra orografica del Torrente Mis, sulle cui sponde – nei tratti sabbiosi – è ancora possibile trovare tracce di scarti della lavorazione del mercurio (non il massimo!), seguendo le indicazioni per Sagrón (ignorando i segni rossi e blu che, attraversando subito il torrente, conducono invece verso Gosaldo).
In località Pian delle Lope (o Loppe – sito minerario più antico della zona), si incontra un’area di scavo archeo-metallurgico riconoscibile dalla copertura del terreno con ampi teli neri. In questa sede sono state rinvenute tracce di una attività estrattiva di ferro (siderite) con rame (tetraedrite).
Si guada quindi con attenzione il torrente, perché non è presente altra possibilità di attraversamento (un tempo, come attestano cavi e resoconti, era possibile attraversarlo su una rudimentale passerella), e presto si raggiungono i resti degli imponenti forni di distillazione di Macatoch (o Macatock – 716 m slm), dove veniva lavorato il cinabro.
Attraversato un ponte su funi si giunge in breve in località Pian de la Siega, dove si può vedere il “Sass del confin”, datato 1781 e posto nei pressi della confluenza tra i torrenti Mis e Pezzea, che segnava l’inizio della linea di confine tra l’Impero (AU) e la Serenissima; lì vicino, riverso nel torrente, si trova anche il cippo di confine sostitutivo più recente.
Da qui in avanti il sentiero si inerpica in una salita a tornanti stretti fino a giungere nuovamente a La Casina, da dove si procede a ritroso sul percorso fatto all’andata fino a rientrare a Marcói.
Cercavano l’oro in California, ma trovarono soltanto mercurio, e tutto venne spazzato via dall’alluvione del novembre 1966, che per questi luoghi significò l’infrangersi di qualsiasi sogno e l’abbandono totale; la natura ora si riappropria inesorabilmente di ogni traccia lasciata da quelle umili anime che abitavano queste sperdute borgate, lontanissime da tutto, ora perfino dalla memoria.
Sentieri
- Dalla chiesa di Marcói, scendere lungo la strada, poi proseguire verso il letto del Torrente Pezzea lungo la “Via dell’oro e del mercurio”, passando per La Casina [0h 20],
- Dal letto del Torrente Pezzea, proseguire lungo il sentiero “La montagna dimenticata” fino alla località I Salt, passando per Il Casin (868 m slm) [0h 50],
- Da I Salt, scendere sul Sentiero No. 802 “Alta Via Tilman” che scende da Campotorondo / Piani Eterni fino al letto del Torrente Mis, in località California [1h 00],
- [DEVIAZIONE] Visitare, sulla destra verso NE, Pattine (686 m slm) e Mori [+0h 20],
- [DEVIAZIONE] Visitare, sull’altro lato del Torrente Mis, i ruderi de La California [+0h 30],
- Risalire sul letto del torrente Mis seguendo i bolli rossi-blu verso Sagrón, passando per il Pian delle Loppe e i forni di Macatoch (716 m slm), fino alla convergenza dei torrenti Mis e Pezzea, presso la località Le Ai [1h 40],
- Dalla convergenza dei torrenti, risalire nel bosco lungo la traccia fino a Marcói [2h 00]. ✓
Le Miniere di Vallalta e La California: un viaggio tra miseria, speranza e tragedia
- Il corso del Torrente Pezzea, dove sorgono le miniere e oggi confine tra le Comunità di Primiero e Gosaldo e vecchio confine tra Impero Austro-Ungarico e Serenissima – poi Regno d’Italia -, scorre lungo la Linea della Valsugana, linea tettonica di età Paleozoica, e riattivata durante l’orogenesi alpina del Cenozoico, che ha sollevato l’attuale blocco settentrionale (Agordino) della catena alpina rispetto a quello meridionale (Monti del Sole, Piz de Mezodì) mettendo così a contatto rocce diverse tra loro, formatesi a milioni di anni di distanza e facendo emergere gli strati del basamento metamorfico ricchi di minerali. Il Centro Minerario di Vallalata (rame, oro e mercurio), come quello limitrofo di Valle Imperina (argento e rame), sfruttavano questa struttura geologica, tra le più importanti dell’intero arco alpino.
- Le prime investiture minerarie fra la confluenza dei torrenti Mis, Pezzea e Laonei (località Pian delle Loppe – rame – e Vallalta – mercurio -) risalgono al XV-XVI secolo, promosse dai monaci della Certosa di Vedana assieme ad alcuni patrizi veneti; le datazioni al radiocarbonio a Pian delle Loppe sembrerebbero confermare l’effettivo svolgimento di attività di estrazione e arrostimento del minerale in questo periodo, almeno fino alla guerra con l’Arciduca d’Austria del 1487.
- Nel 1686 viene concessa al «Domino Giacomo Fulcis di Beluno» una «minera dimostrante rame et altro metallo», localizzata «nel territorio di Feltre in luoco detto nel Monte dentro in Val Alta alla Costa della Fucina tra Valalta e le Monache, confina a matina Campo Torondo, a mezzo dì La Val delle Monache, à sera Aqua de Antpez e à settentrione la Rova di Zes».
- La scoperta del giacimento di cinabro (solfuro di mercurio, HgS), sarebbe da ricondurre al 1723, dove un testo inedito posseduto da Tonino de’ Manzoni riporta che «di presente vi è stata scoperta una ricca miniera di mercurio, ossia argento vivo, dalla parte di oriente, vicina al luogo detto Sagron, ai confini dello stato veneto. L’esito però di questa non si può ancora sapere». I primi scavi delle miniere di mercurio si svolsero nel biennio successivo, mentre la prima concessione per la fruizione del centro minerario di Vallalta sarebbe del 1724 a favore di Marco Facen e Zamaria Selle.
- La Serenissima fu la prima a sfruttare i giacimenti da cui ricavare il mercurio, quando il cinabro veniva ancora trasportato a dorso di mulo e utilizzato per la fabbricazione del vetro, tinte, strumentazioni (barometri, termometri) e in farmaceutica. Gli alti costi di trasporto e le vicende geopolitiche non permisero però uno sviluppo sostanziale dell’area fino ai primi anni ‘50 dell’800; grazie alla realizzazione della galleria O’Connor fu finalmente scoperta la presenza di un ricco filone di minerale di mercurio naturale.
- Il momento di massimo sviluppo del complesso minerario di Vallalta si ebbe tra gli anni ’60 e ’70 dell’800, grazie anche alla lievitazione del prezzo del mercurio – nel 1865 il tedesco Herman Sprengel inventa la pompa pneumatica a caduta di mercurio -, quando queste miniere erano tra le prime 10 a livello europeo per qualità e volume del materiale. La rapida crescita del benessere nella zona, spinta dagli investimenti della Società Montanistica Veneta, arrivò a vedere circa 200 persone impiegate nel solo ambito minerario. Il filone di mercurio fu sfruttato alternativamente da due miniere, a pochi metri di distanza l’una dall’altra e mai collegate per ovvi motivi politici: quella di Vallalta, nel territorio di Gosaldo (Regno d’Italia) e quella di Terrabugio (o Terrabujo) a Sagron del Mis (Impero Austro-Ungarico). Fu inventato un particolare forno a condensazione, progettato da Bauer e Tomè e acceso per la prima volta nel 1856, denominato “Forno di Vallalta” (conosciuto in ambito metallurgico), che consentiva di poter estrarre direttamente sul luogo il mercurio con un processo di distillazione, rendendo il materiale molto più agevole da trasportare rispetto alle tonnellate di roccia base. In questi anni ha origine anche il toponimo “Alla California”, dato alla vecchia osteria-locanda frequentata da minatori e boscaioli, in riferimento alla simultanea corsa all’oro negli Stati Uniti, forse più come forma di auspicio che per similitudine. Attorno all’osteria si sviluppò presto un piccolo abitato, e La California divenne il centro vitale del complesso minerario. Lo sviluppo portò con sé, tuttavia, un forte fenomeno di degrado ambientale e disboscamento in tutta l’area, causato dall’eccessivo sfruttamento delle risorse, con fenomeni di piogge acide per evaporazione di vapori di zolfo (pirite e calcopirite) e mercurio con conseguenti gravi problemi sanitari per gli abitanti. La chiusura degli impianti avvenne nel 1879, a causa degli alti costi di estrazione, dovuti anche alla mole eccessiva richiesta dai forni stessi.
- La disastrosa alluvione del 1882, preludio della tragedia che causerà l’abbandono completo dei villaggi sviluppatosi con il sito meno di un secolo più tardi, sospese temporaneamente qualsiasi opera di esplorazione minerarie nell’area.
- I lavori su territorio trentino ripresero da Vienna nei primissimi anni del ‘900, quando fu riaperta la galleria Terrabugio (lunga più di mezzo chilometro) e messa in comunicazione per aerazione, mediante traversa, con il sotterraneo della miniera di Vallalta. Le esplorazioni in profondità proseguirono negli anni dal 1920 al 1923 dalla Società Monte Amiata, con trivellazioni al di sotto del livello O’Connor, senza però grossi successi.
- Nel 1945 iniziano i sondaggi e lo scavo di una galleria a Vóri, proprio in coincidenza con degli affioramenti di pirite dispersa tra le filladi carboniose, dove viene trovato un metallo diverso: l’oro. È così che nel 1948 inizia la corsa al prezioso metallo. Viene costituita una apposita società e i primi sondaggi rivelano un contenuto eccezionale di 17,1 grammi di metallo per tonnellata di materiale estratto. I titoli di giornale si susseguono e sembra ormai fatta; un montare continuo di aspettative attorno a quel risultato straordinario fece dei Vóri (anche grazie al toponimo altisonante della vicina California) l’Eldorado italiano. I sogni vennero infranti quando un più realistico rapporto d’analisi della quantità del minerale proveniente dalla Società Metalli Preziosi di Milano rivelò un modesto 0,57 grammi d’oro per tonnellata, abbinato ad una serie di lettere dalle quali si capì come attorno all’attendibilità dei dati precedenti si fosse giocata l’intera partita dell’oro dei Vóri e di Sagron.
- Nel 1958 la Società Mineraria Vallalta riaprì la miniera e intraprese nuove ricerche, con una forza lavoro di poche decine di persone. Nel 1962 l’allagamento improvviso di una galleria provocò la tragica morte per annegamento di tre operai, conseguentemente i lavori cessarono definitivamente nel 1963. Scavati sotto il letto del torrente su 14 livelli (tra 616 m e 816 m), pozzi e gallerie erano periodicamente allagati; l’acqua è sempre stata l’elemento limitante e critico per la vita di queste miniere, e l’acqua ne ha decretato la chiusura definitiva.
- L’abitato di California (150 residenti), con la storica osteria convertita in albergo negli anni ‘50 del ‘900 dopo essere stata bruciata dai Nazisti, conobbe un periodo florido con il nascere del turismo alpino di massa. Nonostante la cessazione delle attività minerarie circostanti, si pensava che il futuro riservasse a California di essere una meta rinomata, anche grazie al fatto che il paese fosse diventato luogo di aggregazione e divertimento per i giovani della Valle del Mis e dei paesi limitrofi della Valbelluna.
- L’alluvione del novembre 1966 cambiò in maniera irreversibile l’intera morfologia dell’area; fango e detriti distrussero l’intero abitato de La California, i suoi dintorni e con essi il promettente futuro di un intero comune. Tutti i residenti furono evacuati e mai vi ritornarono; la California era semplicemente cresciuta lì dove non doveva stare, alla confluenza di due torrenti. L’intera zona della Vallata non si riprese più da quel colpo mortale e venne definitivamente abbandonata.
- In questi luoghi, ora sotto il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, passa anche l’Alta Via Tilman, un itinerario che si sviluppa per oltre 190 km da Asiago a Falcade e che prende il nome dal maggiore britannico Harold William Tilman (1898-1977), avventuroso esploratore e alpinista di fama qui ricordato principalmente per il suo apporto alle formazioni partigiane italiane nell’estate 1944, dove rivestiva il ruolo di coordinazione per il lancio dei rifornimenti alleati per la Resistenza, compiendo lunghi cammini tra l’Altopiano dei Sette Comuni, le Alpi Feltrine e la Valle del Biois su alcuni dei sentieri che oggi compongono l’itinerario.
Bibliografia
- Caneve, L. (1991). Storia delle miniere e della distillazione del mercurio a Vallalta (Agordino). Le Dolomiti Bellunesi.
- Mugna, P. (1858). Dell’Agordino. Cenni storici, statistici, naturali. Tipografia del Commercio, Venezia.
- ASVE (6 settembre 1724). Deputati alle Miniere, Lettere Missive. Feltre.
- Corniani degli Algarotti, M.A. (1823). Dello stabilimento delle miniere e relative fabbriche nel distretto di Agordo. Francesco Andreola, Venezia.
- Haton, N. (1855). Mémoire sur les etablissements d’Agordo (Haute-Vénétie). Annales des Mines, série 5.
- Trinker, J. (1858). Die Entstehung und der erste Aufschwung der Quecksilber-Grube Vallalta bei Agordo. Jahrbuch der Kaiserlich Königlichen Geologischen Reichsanstalt.
- De Manzoni, G.A. (1871). Note sullo stabilimento montanistico di Vallalta. Tipografia del Commercio, Venezia.
- Gadenz, S. Toffol, M. Zanetel, L. (1993). Le Miniere di Primiero, raccolta antologica di studi. Primiero: Comitato storico-rievocativo di Primiero.
- Moretti, E. (1931). Le miniere di mercurio di Vallalta e Sagron in territorio di Gosaldo (Belluno) e di Sagron (Trento). L’Industria Mineraria.
Crediti
- agordinodolomiti.it
- girovagandoinmontagna.com
- archeoagordo.it
- amiminerals.it
- mindat.org
- laboratoriosagronmis.blogspot.com
- agordino.bl.it
- altaviadolomitibellunesi.it
- magicoveneto.it
- locatellialberto.it
- lucianocassol.it
- riccardodivalerio.eu