
Malga Fosse – Rifugio Pedrotti – Faràngole – Rifugio Mulaz – Baita Segantini – Punta Rolle
Dettagli
Descrizione
Questo lungo e affascinante giro disegna un anello nella parte occidentale del gruppo dolomitico delle Pale di San Martino, attorno alla catena che dall’altopiano del Rosetta si estende fino al Monte Mulaz e al Passo Valles, tra la Val Venegia e il Valón de le Comèlle. La parte più interessante dell’itinerario è sicuramente la traversata delle Faràngole (Alta Via delle Dolomiti No. 2), che dal Rifugio Pedrotti percorre in lungo il lato occidentale del Valón de le Comèlle, tenendosi in quota, fino a giungere al Passo delle Faràngole, circondato da un notevole panorama dolomitico intatto e solitamente battuto soltanto da alpinisti. L’itinerario passa per due rifugi dolomitici, Rifugio Rosetta – o Rifugio Pedrotti – e Rifugio Mulaz – o Rifugio Giuseppe Volpi -, permettendo quindi essere tranquillamente affrontato anche in due giorni.
Si parte da Malga Fosse di Sopra (1.936 m slm), situata nei pressi di Passo Rolle, ai piedi delle pareti meridionali della erbosa Punta Rolle. La prima parte del percorso, che condurrà fino al Rifugio Pedrotti, nell’altopiano delle Pale di San Martino, segue il bel Sentiero No. 712 “Sentiero dei Finanzieri” in direzione Rifugio Pedrotti / Rosetta il quale, dopo aver scavalcato la scarpata delle Crode Rosse a ridosso dell’imponente parete meridionale del Cimon della Pala, confluisce sul Sentiero No. 701 che porta direttamente al rifugio risalendo il versante occidentale della Cima Rosetta.
Giunti sull’altopiano delle Pale di San Martino, dal Rifugio Pedrotti (2.358 m slm), si procede lungo il Sentiero No. 703 in direzione Passo delle Faràngole / Rifugio Mulaz, in un primo tratto in discesa che porta allo spiazzo chiamato Pian dei Cantóni, dove comincia il Valón de le Comèlle. Da Pian dei Cantóni, il Sentiero No. 703 si alza lievemente di quota, per procedere lungo l’affascinante tratto attrezzato in costa del Sentiero delle Faràngole. A tratti esposto ma mai tecnicamente impegnativo, il Sentiero delle Farangole è normalmente ricco di acqua, con piccoli ruscelli che scorrono dalle conche che sovrastano il Vallón de le Comèlle. Giunti al bivio per il Bivacco Brunner / Cima Vezzana, in Val Strut, si procede tenendo il Sentiero No. 703 in direzione Passo delle Faràngole / Rifugio Mulaz. Si risale progressivamente la Val Granda arrivando al pianoro chiamato Banca delle Fede, dove comincia l’ultimo tratto attrezzato che si arrampica fino a giungere al Passo delle Faràngole. L’anfiteatro offerto dalla Banca delle Fede è semplicemente spettacolare, con la vista ravvicinata su una serie di cime maestose, tra cui la Cima dei Bureloni (3.120 m slm) a sud ovest – raggiungibile dal pianoro su sentiero segnato “B” -, il Campanile e la Cima di Val Grande (3.038 m slm) ad est e il Campanile e la Cima di Focobòn (3.054 m slm) a nord.
L’ultimo strappo in salita che conduce al Passo delle Faràngole (2.808 m slm) alterna un tratto iniziale su un canalone sdrucciolevole ad un tratto finale attrezzato. Giunti sulla sella, la visuale si apre ampia ad ovest su tutta la Val Venegia ed il Passo Rolle. La discesa che precede l’arrivo al Rifugio Mulaz non è particolarmente impegnativa; tuttavia, sviluppandosi sul versante nord ovest della Cima di Focobòn, spesso risulta un po’ umida e non è raro imbattersi in qualche tratto innevato.
Dopo una sosta quasi obbligata al Rifugio Mulaz (2.571 m slm), si procede verso Passo Mulaz seguendo il Sentiero No. 710. Una volta scavalcato il passo (2.619 m slm), con un tratto non ripido, il sentiero scende portandosi nell’alta Val Venegia. Poco prima di giungere nei pressi di Malga Venegiota, si procede verso Baita Segantini / Passo Rolle lungo la variante offerta dal Sentiero No. 710A che consente di non abbassarsi troppo di quota.
L’ultimo tratto di salita di questo impegnativo itinerario affronta lo strappo che dai piedi del (fu) Ghiacciaio del Travignolo porta a Baita Segantini; una salita che, se affrontata da riposati non sarebbe particolarmente dura ma che, dopo una lunga giornata, può rivelarsi incredibilmente faticosa. Una volta giunti nei pressi di Baita Segantini e della sua iconica ed iper turistica conca con vista sul Cimon della Pala, si procede in leggera salita lungo la strada bianca che porta ai tralicci di Punta Rolle, situati a ridosso della cima. Da Punta Rolle, dalla quale è visibile in basso Malga Fosse, sarà sufficiente scendere con cautela lungo il ripido pendio meridionale erboso del monte, concludendo un ultimo tratto che risulta sia affascinante che tecnico e che, dall’alto, offre una visuale mozzafiato su tutto il Primiero e le Pale di San Martino occidentali.
Sentieri
- Da Malga Fosse di Sopra (1.936 m slm), seguire il Sentiero No. 712 “Sentiero dei Finanzieri”, poi Sentiero No. 701, in direzione Rifugio Pedrotti / Rosetta,
- Dal Rifugio Pedrotti (2.358 m slm), procedere lungo il Sentiero No. 703 “Sentiero delle Farangole” in direzione Passo delle Faràngole / Rifugio Mulaz,
- Dal Rifugio Mulaz (2.571 m slm), seguire il Sentiero No. 710, poi Sentiero 710A verso Passo Rolle / Baita Segantini,
- Da Baita Segantini (2.170 m slm), seguire la strada bianca che porta ai tralicci di Punta Rolle,
- Da Punta Rolle, scendere i pendii meridionali fino ad arrivare a Malga Fosse di Sopra. ✓
RIFUGIO PEDROTTI ALLA ROSETTA
RIFUGIO VOLPI AL MULAZ
VAL VENÌA
- La Val Venìa (Venegia), che si estende da Pian dei Casoni fino al Ghiacciaio del Travignolo ed è caratterizzata dall’ampia conca erbosa che funge da anfiteatro naturale sulla catena settentrionale delle Pale di San Martino, è una delle più splendide vallate dolomitiche di alta quota.
- Oltre al suggestivo corso d’acqua del Travignolo, sono due le malghe storiche della vallata: la Venìa (Venegia) e la Veniòta (Venegiòta), gestite rispettivamente dagli allevatori di Transacqua e di Tonadico.
- A parte l’ingresso ad Ovest presso il Pian dei Casoni, la Venìa è una vallata chiusa da tutti i lati e raggiungerla è possibile soltanto tramite passi o forcelle di alta quota, un tempo prive di sentieri e praticamente impercorribili. Dalle parole di Samuele “Pape” Scalet: “questo aiuta a capire l’origine del nome corretto Val Venìa che significa Valle oltre la quale non v’è nia (nulla), e così è sempre stata chiamata fino a pochi anni fa, fino all’invasione delle Venigie che non significano nulla. Ed è un vero peccato perdere i toponimi originali perché questi erano scaturiti da significati precisi colti sul posto dalle persone che vivevano e lavoravano in quel luogo”.
- È geograficamente assai improbabile invece una seconda ipotesi che circola in tempi recenti, per la quale il nome Venìa / Venegia deriva da Venezia, in seguito ad un inverosimile trasporto del legname della vallata diretto alla Serenissima.
- Fino agli anni ’60, la Venìa era anche luogo di esercitazioni militari e il masso erratico, che ora giace ai piedi del (fu) Ghiacciaio del Travignolo, veniva utilizzato come bersaglio per artiglieria leggera.
BAITA SEGANTINI E CAPANNA CERVINO