Val Venegia

Malga Venégia – Malga Venegiòta – Baita Segantini – Cristo Pensante – Juribello

Dettagli

Località Val Venegia
Caratteristiche Pascoli, Pale di San Martino, Passo Rolle
Condizioni del percorso Gran parte su ampi sentieri, ben visibile e segnalato
Grado di esposizione 2/5
Terreno (Bosco) 25%
Terreno (Prato) 65%
Terreno (Roccia) 10%
Terreno (Urbano) -
Lunghezza 13.9 km
Durata 5h 15
Dislivello positivo 650 m
Dislivello negativo 650 m
Altitudine massima 2 333 m
Altitudine minima 1 748 m
Parcheggio Macchina 46.321962, 11.792074
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Descrizione

Relativamente all’impegno che richiede e alla incomparabile bellezza dell’ambiente circostante, questo percorso ad anello ricade nella categoria dei “classicissimi” del territorio del Primiero. Nonostante esso sia ampiamente frequentato, soprattutto durante la stagione estiva, questo itinerario dovrebbe essere fatto almeno una volta nella vita da tutti gli amanti delle Dolomiti e, più in generale, delle Alpi. L’ambiente che accompagna gli escursionisti durante tutto il tragitto è quello dei vasti pascoli che si estendono a nord di Passo Rolle, caratterizzati dalla presenza al centro dell’anello di un rilievo roccioso dall’aspetto rotondeggiante e vagamente merlato da cui deriva il nome di Castelaz, conosciuto anche come Monte Castellazzo. Il Castelaz si eleva totalmente isolato rispetto agli altri blocchi montuosi circostanti i pascoli di Passo Rolle, con ripide pareti porfiriche. L’anello proposto compie il giro completo del Castelaz, nella sua versione più classica (con partenza e arrivo in Val Venegia), raggiungendo la cima che, oltre ad essere un balcone panoramico d’eccezione sulla catena settentrionale delle Pale di San Martino e sulla Val Travignolo, presenta parecchi resti delle fortificazioni della Grande Guerra, aggiungendo conseguentemente un interesse storico a questo anello. 

L’itinerario parte dal parcheggio di Malga Venégia (1.778 m slm), raggiungibile comodamente dalla strada che da Paneveggio porta al Passo Valles, svoltando all’altezza di Pian dei Casoni. Il primo tratto del percorso segue la strada forestale Val Venegia che costeggia il corso del Torrente Travignolo verso la Baita Segantini. La strada forestale sale gradualmente tra ampi pascoli offrendo una splendida vista sulle principali cime del blocco settentrionale delle Pale di San Martino: Mulaz, Bureloni, Focobón, Val Grande, Vezzana e Cimon della Pala. Dopo circa 45 minuti si arriva a Malga Venegiòta (1.824 m slm), dove la strada procede in salita attraverso il bosco fino a giungere all’ampia conca di Pian della Vezzana (circa 1.930 m slm), che precede l’ultimo tratto di salita più ripida verso Baita Segantini.

A circa 2h 30 dalla partenza, si raggiunge Baita Segantini (2.170), con la sua scenografica cornice, dove si comincia la discesa verso Capanna Cervino / Passo Rolle. Poco prima di giungere a Capanna Cervino, si prende il sentiero del Castelaz che sale rapidamente verso nord sul versante orientale della montagna. In poco meno di 45 minuti si raggiunge la cima del Castelaz (2.333 m slm), che offre una vista a 360 gradi, con le Pale di San Martino a nord, la Catena del Lagorai a sud e Catinaccio e Marmolada ad ovest.

Il percorso continua scendendo dal Castelaz e rientrando a Capanna Cervino (2.082 m slm), per poi seguire la comoda strada forestale che porta a Malga Juribello (1.868 m slm), che si raggiunge in circa 45 minuti. Poco prima di arrivare alla malga, a circa 300 m a monte della struttura, si lascia la strada forestale svoltando a destra verso nord est, seguendo le indicazioni per Malga Venégia / Malga Vengiòta. Questo ultimo tratto procede lungo un sentiero abbastanza tecnico e a volte scivoloso, che abbandona i pascoli di Juribello per scendere nel bosco lungo il pendio occidentale del Castelaz, giungendo direttamente a Malga Venégia.

 

Sentieri

 

  • Da Malga Venégia (1.778 m slm), seguire la strada forestale Val Venegia in direzione Baita Segantini, passando per Malga Venegiòta (1.778 m slm),
  • Da Baita Segantini (2.170 m slm), seguire la strada forestale Val Venegia in direzione Passo Rolle fino a giungere nei pressi di Capanna Cervino,
  • Prendere il sentiero che, poco prima di Capanna Cervino, indica il Castelaz, fino a giungere in cima al Castelaz,
  • Dalla cima del Castelaz (2.333 m slm), tornare a Capanna Cervino,
  • Da Capanna Cervino (2.082 m slm), proseguire lungo la strada forestale Val Venégia per poi deviare lungo quella che porta a Malga Juribello,
  • Circa 300 m prima di Malga Juribello, restare in quota prendendo il sentiero verso nord est che indica Malga Venegia, fino a giungere al punto di partenza, nei pressi della malga.

 

VAL VENÌA

 

  • La Val Venìa (Venegia), che si estende da Pian dei Casoni fino al Ghiacciaio del Travignolo ed è caratterizzata dall’ampia conca erbosa che funge da anfiteatro naturale sulla catena settentrionale delle Pale di San Martino, è una delle più splendide vallate dolomitiche di alta quota.
  • Oltre al suggestivo corso d’acqua del Travignolo, sono due le malghe storiche della vallata: la Venìa (Venegia) e la Veniòta (Venegiòta), gestite rispettivamente dagli allevatori di Transacqua e di Tonadico.
  • A parte l’ingresso ad Ovest presso il Pian dei Casoni, la Venìa è una vallata chiusa da tutti i lati e raggiungerla è possibile soltanto tramite passi o forcelle di alta quota, un tempo prive di sentieri e praticamente impercorribili. Dalle parole di Samuele “Pape” Scalet: “questo aiuta a capire l’origine del nome corretto Val Venìa che significa Valle oltre la quale non v’è nia (nulla), e così è sempre stata chiamata fino a pochi anni fa, fino all’invasione delle Venigie che non significano nulla. Ed è un vero peccato perdere i toponimi originali perché questi erano scaturiti da significati precisi colti sul posto dalle persone che vivevano e lavoravano in quel luogo”.
  • È geograficamente assai improbabile invece una seconda ipotesi che circola in tempi recenti, per la quale il nome Venìa / Venegia deriva da Venezia, in seguito ad un inverosimile trasporto del legname della vallata diretto alla Serenissima.
  • Fino agli anni ’60, la Venìa era anche luogo di esercitazioni militari e il masso erratico, che ora giace ai piedi del (fu) Ghiacciaio del Travignolo, veniva utilizzato come bersaglio per artiglieria leggera.

 

BAITA SEGANTINI E CAPANNA CERVINO

 

  • Una linea ben definita, oltre a quella geografica, unisce Baita Segantini e Capanna Cervino; entrambe infatti nascono grazie all’artista, guida alpina e poliglotta Alfredo Paluselli (1900 – 1969), conosciuto anche come “Custode del Cimone”.
  • Nato a Ziano di Fiemme, Paluselli è sicuramente uno dei pionieri della cultura sportiva e turistica “moderna” nella regione, grazie ad esperienze lavorative che gli permisero di osservare culture differenti in Svizzera e negli Stati Uniti d’America, una volta rientrato in Italia, dopo aver fondato una squadra di atletica in Val di Fassa ed aver conseguito il titolo di Maestro di Sci d’Italia, decise di fondare insieme alla moglie Lina la prima scuola di sci delle Dolomiti.
  • Prefabbricata con blocchi componibili nel laboratorio di Paluselli a Ziano, nasce negli anni ‘30 la Capanna Cervino, che prende il nome dal Cimon della Pala (chiamato “Cervino delle Dolomiti” per la sua forma). La scuola fu la prima in Italia a proporre pacchetti vitto, alloggio e corsi di sci.
  • Nella sua continua ricerca di nuovi stimoli, nel 1936, dopo aver restaurato la vecchio sentiero della Grande Guerra che da Passo Rolle conduceva a Passo Costazza, Paluselli decise di sposare definitivamente il Passo Rolle, costruendo quella che sarà la sua dimora per i successivi 35 anni (incluso il famoso inverno del 1950-1951 quando Passo Rolle venne sommerso da più di 25 metri di neve): Baita Segantini.
  • Si dice che Paluselli, conosciuto per la sua schiettezza, non amasse essere circondato da persone e che trattasse con durezza chiunque si atteggiasse o ostentasse. È noto inoltre che Paluselli aprisse la sua dimora a visitatori solo occasionalmente,  quando si allontanava per rientrare a valle o per scalare, lasciando agli ospiti un semplice biglietto con scritto: “Entrate, bevete, pagate”.
  • Intitolata al pittore di Arco che Paluselli ammirava e ricavata da un tabià di Bellamonte smontato e rimontato dallo stesso Paluselli dove ora sorge, Baita Segantini resta ad oggi una delle mete più turistiche delle Dolomiti. Tra i suoi visitatori, svettano anche nomi illustri come Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Leopoldo III del Belgio e Papa Giovanni XIII.

 

CASTELAZ: DALLA GRANDE GUERRA AL CRISTO PENSANTE

 

  • Il Castelaz (2.333 m slm), conosciuto anche come Monte Castellàzzo, è un blocco isolato di roccia che assomiglia ad una fortezza naturale. Il 22 ottobre 1915, durante la Prima Guerra Mondiale, l’esercito italiano occupò la cima, creando un articolato complesso di avamposti e trincee sulla cima della montagna per controllare il fronte nemico.
  • L’ampia visuale dalla cima del Castelaz domina su Cima Bocche, Passo Rolle, Val Travignolo, Val di Fiemme e Buse dell’Oro. La posizione strategica dell’avamposto permetteva di puntare l’artiglieria verso le linee austro ungariche posizionate su Cima Bocche, Paneveggio e Colbricón.
  • Nei pressi di Pian della Vezzana (circa 1.920 m s.l.m), è ancora possibile vedere le rovine di un vecchio campo militare (qui l’esatta posizione), utilizzato come campo di bassa quota per ospitare truppe e fornire munizioni (presumibilmente attraverso una teleferica) agli avamposti sulla cima del Castelaz. Circa 1000 uomini delle brigate Calabria e Basilicata erano di stanza sul Castelaz
  • Mentre le trincee e gli avamposti sulla cima del Castelaz sono ora un’attrazione turistica, le rovine di Pian della Vezzana non sono mai state recuperate né incluse in nessun itinerario della prima guerra mondiale, rimangono quindi completamente abbandonate.
  • Il Castelaz non fu mai attaccato dall’esercito austro ungarico, restando in mano italiana fino al novembre 1917 quando, in seguito alla disfatta di Caporetto, le truppe italiane si ritirarono sulla nuova linea sul Piave.
  • Prima del 2009, il Castelàz era senza dubbio una delle cime meno conosciute del Primiero. Dal 2009 in poi, migliaia di turisti ogni anno hanno camminato lungo le pendici di questa montagna per raggiungere la statua del Cristo Pensante, posta sulla sua cima. L’opera, scolpita da Paolo Lauton è stata ricavata da un singolo blocco di marmo bianco di Predazzo (Predazzite). Degna di nota è la corona della statua, realizzata con filo spinato della Grande Guerra. L’ideatore del Trekking del Cristo Pensante è invece Pino Dallasega, che ebbe l’idea per permettere a giovani e alle famiglie non solo di apprezzare le bellezze naturali della zona, ma anche di avere una più profonda connessione con esse.
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