
Origini
- Le origini del Castello della Pietra (Castrum Petrae), conosciuto anche come Castel Pietra, non sono del tutto chiare. Esso fu presumibilmente eretto dai vescovi di Feltre come residenza del rappresentante vescovile – capitano – incaricato di amministrare la giustizia. La prima menzione documentaria relativa a Castel Pietra risale al 1064. Altra citazione risale al 1097, durante la prima crociata, alla quale si ipotizza la partecipazione di Corrado da Primiero (Corrado del castello), benedetto dal Vescovo di Feltre. Dopo questa data non se ne trova alcuna menzione nelle fonti scritte fino alla seconda metà del XIII secolo.
- Il castello sorge al di sopra dell’abitato di Tonadico, eretto sulla sommità di un enorme masso erratico (dal quale ha origine il suo nome) sul Torrente Canali, posizione privilegiata da cui controllava la strada che collegava il Primiero con l’Agordino. Numerose sono le rappresentazioni pervenuteci del castello, molte di esse fuorvianti. Di certo si sa che l’edificio era costituito da due parti distinte, collegate tra di loro. Le rappresentazioni cinquecentesche più attendibili consentono una ricostruzione dell’edificio con pianta quadrangolare, sviluppato su due piani, con copertura a pavione, a cui erano addossati volumi minori. Si narra anche che la via di accesso fosse un’ ”impervia scalinata scavata nella roccia”. Un’investitura feudale risalente al 1519 attesta che il castello fosse composto da 46 locali distinti.
Storia
- La lotta per le investiture tra Guelfi e Ghibellini ebbe ripercussioni sul Feltrino, costringendo il vescovato di Feltre, pressato dalle maggiori signorie venete, a cedere parte dei suoi possedimenti alla famiglia da Camino, in cambio di protezione. Nel 1235 i da Camino consegnarono il Castello della Pietra a Ezzelino III da Romano su istanza del vescovo Matteo da Tomo.
Nel 1260 il vescovo di Feltre, Adalgerio di Villalta, torna in possesso del “potestaria et districtus Primei”, provvedendo alla nomina di un suo governatore, Andrea de Curte, con il titolo di capitano. Nel marzo 1273, il vescovo convalida i primi statuti di Primiero, dove sono indicati gli obblighi annuali degli abitanti verso il castello “domus castri Petre”, comprensivi del pagamento di 200 lire venete, della consegna di cento carri di legna e del “restauro dello salto, qualora necessario”. - Nel corso del XIV secolo Primiero si trova coinvolto negli scontri tra Scaligeri, Veneziani, Carraresi e casate tedesche che si contendono il vescovato Feltrino. Nel 1337, Carlo di Lussemburgo, si legge dalle sue memorie, giunge a Primiero dal Passo Rolle durante la sua spedizione verso Feltre e Belluno, entrambe minacciate dall’espansionismo veneziano, espugnando il Castel Pietra a danno degli Scaligeri. Il 7 ottobre 1349 Carlo di Lussemburgo viene incoronato Re del Tirolo (Carlo IV); con l’incoronazione Primiero si svincola per la prima volta da Feltre, diventando feudo diretto del Tirolo.
- Nel 1404 Castel Pietra viene concesso alla Famiglia Welsperg, originaria della Val Pusteria, che manterrà la sua gestione fino all’Ottocento. Come testimonia il capitano Cristoph Ellinger, i Welsperg ampliarono l’edificio con stanze per signori e dame, dotandolo di fortificazioni ed annessi agricoli alla base della roccia, tra i quali la cappella, dedicata a San Leonardo, la fucina, il granaio, la segheria ed il mulino.
- Il rapporto tra i Welsperg e gli abitanti del Primiero è documentato nei secoli come un rapporto difficile, soprattutto dopo l’introduzione, durante il XV secolo, del “manaràstico”, una tassa tarata sul commercio del legname, da cui molte attività commerciali della vallata dipendevano.
- Nel 1500, la costruzione del palazzo di famiglia Welsperg a Fiera, divenuta centro decisionale di fatto per tutta la comunità del Primiero, sancisce l’inizio di un progressivo declino del castello, in concomitanza alla perdita della sua importanza strategica.
- Dopo le rovine causate da inondazioni parziali e da incendi, esso fu ricostruito nel 1565.
- Nel 1608 la fortezza venne nuovamente ampliata, sempre a danno dei mercanti, imponendo ad essi “pedaggi odiosi”, con il consenso di Giovanni Althamer, daziario in Primiero. Per questa usurpazione, Francesco Caldogno, in veste di “provveditore ai confini in Vicentina”, guidò una schiera di armati dei Sette Comuni all’assalto del castello.
In seguito ad un incendio avvenuto del 1611, i Welsperg tentarono di recuperare i loro diritti ai “piòveghi”, che erano stati surrogati già dal 1440 dal pagamento di un’imposta annuale fissa. Essi tentarono di farsi riconoscere un diritto straordinario per la ricostruzione del castello, ma la comunità del Primiero si oppose con tutti i mezzi contro la riesumazione di una servitù ormai estinta da secoli. Fu probabilmente lo stesso capitano del castello, Römer, che con una dichiarazione evitò che i Welsperg procedessero con le loro richieste: “se non fossero stati li huomini di Tonadig il castello si brusava fin in fondo”. - Il castello fu ricostruito nel 1612, perdendo però molto della sua antica dignità e uscendone particolarmente ridotto. La residenza ormai contava solo “di due sale, due stue, cosine, vòlto e altre stanze di comodità”, soltanto per una famiglia. Il capitano del castello si era ormai stabilito a Fiera, con tutti i suoi uffici, anche per essere meglio in grado di sorvegliare il centro più attivo della valle e seguirne i problemi da risolvere, tra cui la triste pagina dei processi contro le streghe.
- Gli atti processuali ci danno una vaga idea del ruolo del capitano nei processi contro Barbara Luciana, detta Lorenzona, accusata di essere scomparsa di fronte al figlio “su per il camino”, torturata per poi essere rilasciata, e Appolonia, vedova di Pietro Bernardin, accusata di “convegni notturni con il diavolo”, che sotto torture confessò e fu impiccata e bruciata a Molarén, il 7 dicembre 1647.
- Durante la notte di Santo Stefano del 1675, mentre tutta la famiglia del dinasta si trova alla messa solenne presso la chiesa arcipretale di Pieve, il castello prese fuoco. Le fiamme lo distrussero interamente, riducendolo ad un cumulo di rovine.
- Tentativi di una parziale ricostruzione furono fatti decenni successivi, ma subirono un blocco definitivo nel 1720 quando, a causa di una tromba d’aria, il tetto della struttura venne completamente scoperchiato. Quest’ultimo evento segnò il definitivo abbandono di Castel Pietra. Non bastasse, nel 1885 crolla l’intera ala nord del castello e, con essa, l’unico accesso ancora percorribile alla struttura.
Oggi
- All’inizio degli anni ‘80 sono stati condotti dei lavori di pulitura dei ruderi dalla vegetazione e detriti, permettendo il recupero dei resti murari. Ulteriori lavori di restauro sono stati portati a termine nel corso degli anni. Il Castel Pietra, ancora di proprietà della famiglia Thun-Hohenstein-Welsperg, si presenta oggi allo stato ruderale.
- Il rudere non risulta ufficialmente visitabile, data la pericolosità della scala metallica sospesa di accesso alla parte nord e del successivo scavalco del muro. Al suo interno restano visibili il pozzo, alcune finestre signorili e la muratura delle varie stanze.
- Il masso su cui sorge è stato negli ultimi decenni meta di numerosi appassionati di bouldering, probabilmente anche attratti dalla singolarità dell’ambiente circostante.
Bibliografia
- Possenti, E., Gentilini, G., Landi, W. (2013). Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 4, 5, 6. Mantova.
- Zieger, A. (1975). Primiero e la sua storia. Accademia del Buonconsiglio, TEMI. Trento.
- https://www.cultura.trentino.it
- http://www.castellideltrentino.it
- https://www.mondimedievali.net