Per decenni, gli abitanti del Vanói (come quelli di Primiero) furono obbligati per necessità ad allontanarsi da casa alla ricerca di un lavoro. Queste terre periferiche subirono, forse più di altre, fenomeni di emigrazione di massa dalla fine del 1800, principalmente verso l’America Latina e gli Stati Uniti d’America.
Nello stesso periodo, e con le stesse motivazioni dei loro compaesani che partivano alla volta delle Americhe, in molti si recavano nella vicina Valle dell’Adige per lavori stagionali. Aldo Zorzi ricorda che moltissimi giovani, tra i 15 e i 25 anni, a fine settembre – ultimati i lavori della fienagione – erano soliti recarsi presso i contadini della Val d’Adige per vendemmiare.
Per gli abitanti di Caoria, giungere in Valle dell’Adige richiedeva il passaggio dal Passo Sàdole per giungere a Ziano, da dove si univano al loro viaggio molti giovani della Val di Fiemme in un faticoso itinerario di due giorni.
Il rientro nel Vanoi da parte di questi lavoratori stagionali avveniva tipicamente a fine ottobre / inizio novembre e, con l’inverno alle porte, il passaggio sul Passo Sàdole poteva comportare un maggior rischio.
Il 12 novembre 1927 una giovane di Caoria, Anastasia Sperandio di 21 anni, terminato il suo lavoro stagionale, sostava a Ziano di Fiemme presso i coniugi Vanzetta. Domenica 13 novembre, nonostante la pioggia torrenziale, la giovane partì alla volta del Passo Sàdole, forse anche perché si era accordata con il fratello Antonio che le venisse incontro. Il destino le fu però avverso, facendole trovare una bufera di neve in quota. La giovane morì per assideramento a quota 1800 metri e fu ritrovata soltanto una settimana dopo sotto 60 centimetri di neve.
A ricordo della giovane Anastasia, una croce con una targa fu riposta ai Maseròi, ai piedi del Monte Cauriòl, aggiungendosi alle migliaia di croci che la Grande Guerra disseminò in questi luoghi, che tutt’ora fanno meditare sulla sofferenza e sulla fragilità dell’esistenza.