La Grande Guerra su Cauriòl, Cardinal e Busa Alta

Cauriol
  • Con il dilungarsi degli eventi bellici e l’offensiva della Strafexpedition concentrata prevalentemente sull’altopiano di Asiago, nel 1916 la linea di confine tra l’esercito del Regno d’Italia e quello dell’Impero Austro-Ungarico attraversava la catena montuosa delle cosiddette “Alpi di Fassa”, formate, tra le altre, dalla cresta che univa Cauriòl, Gardinàl (poi divenuto Cardinàl) e Kaiserspitze (poi divenuto Busa Alta), oltre che le cime Cavallazza e Colbricón
  • Per quello che doveva essere l’attacco, coordinato con quello su Cima Cece, alle cime del Cauriòl, Gardinal e Kaiserspitze, fu dislocato il battaglione Feltre, del settimo reggimento degli Alpini. Nei piani iniziali, il battaglione Feltre, data la mancanza di munizioni, sarebbe dovuto intervenire una volta che il Nucleo Generale Ferrari ed il tredicesimo Bersaglieri fossero riusciti a rompere le linee Austro-Ungariche sul Colbricón e sulla Cavallazza.
  • Dopo la conquista italiana del Colbricón, con la nuova linea Austro-Ungarica arretrata sul Piccolo Colbricón, l’avanzata verso  il Cauriòl ebbe inizio la notte del 25 agosto 1916 con un doppio attacco: gli Alpini del Feltre da sud ovest e il battaglione Monterosa da sud est. Con il supporto iniziale delle artiglierie da Cima Paradisi e quello finale dei cannoncini da campo da 65 mm, all’alba del 27 agosto la cima fu espugnata, costringendo le truppe imperiali a ritirarsi verso il Passo di Sàdole. Nell’assalto cadde, colpito da una pallottola alla testa, il sottotenente Attilio Cartèri della 65-esima compagnia del battaglione Feltre, a cui è dedicata la spalletta a sud ovest del Monte Cauriòl.
  • Poche ore dopo la conquista italiana del Cauriòl ebbe inizio il contrattacco Austro-Ungarico, che vide i superstiti del Feltre e del Monterosa resistere isolati, in attesa di rinforzi, per quattro giorni, prima di ricevere il cambio in prima linea dagli Alpini del Val Brenta. In quei giorni di combattimenti intensi i cannoni Austriaci del Lagorai e gli obici della Val di Fiemme bombardarono incessantemente il Cauriòl, fornendo supporto all’avanzata delle divise azzurrine dei Kaiserjäger, respinti dagli Alpini nel fazzoletto di terra che separa il Piccolo Cauriòl dal Cauriòl. A rinforzo dei Kaiserjäger venne inviato anche un battaglione di Bosniaci, tragicamente passato alle memorie per il tragico episodio del “fuoco amico”: mentre il battaglione stava avanzando verso il Cauriòl lungo la Val de Sàdole, due colpi corti dell’obice da 305 mm di stanza a Ziano di Fiemme colpirono in pieno le sue file. L’episodio fu definito “un vero massacro”, e fece desistere il comando di Bolzano da un ulteriore attacco alla cima. 
  • Con la caduta del Cauriòl, gli Austriaci rafforzarono le loro posizioni sul Gardinal e sul Kaiserspitze, consapevoli del fatto che, senza di esse, la presa del Cauriòl avrebbe avuto ben poco valore strategico.
  • Il 14 settembre 1916 i battaglioni Monterosa, Feltre e Brenta ripresero l’attacco verso il Gardinal, la cui anticima cadde il 23 Settembre 1916. La cima rimase in custodia al terzo reggimento Kaiserschützen di Innichen. Nell’operazione sull’inospitale cresta del monte, il prezzo in termini di vite umane, sia italiane che austriache, fu spropositato, con centinaia di caduti per parte. 
  • A testimonianza della crudeltà degli scontri, Ubaldo Baldinotti ci racconta nelle sue memorie di come, dopo essere partito da Mezzano per l’assalto notturno al Gardinal, il suo battaglione fu investito, in prossimità della cima, da raffiche di mitragliatrice e da una scarica di grosse pietre, che causarono la morte di numerosi Alpini, forzandone il ritiro. 
  • Per l’assalto che avrebbe potuto cambiare le sorti della guerra sul Lagorai orientale al Kaiserspitze, il Monterosa, completamente decimato, fu integrato dai battaglioni Monte Matajiur e Monte Arvenis. L’assalto al Kaiserspitze iniziò il 2 ottobre 1916. Dopo tre giorni, “quota 2.456” (Busa Alta “Taliana”) fu presa dagli Italiani. La resistenza dei soldati dell’impero fu estrema e, dopo innumerevoli attacchi respinti a “quota 2.512”, il Kaiserspitze rimase in mano austriaca fino al termine del conflitto.
  • Sono circa 800 le spoglie – mai interamente trasferite nei sacrari monumentali in epoca fascista – di soldati italiani ed austriaci che giacciono nel cimitero di Caoria, a silenziosa memoria dell’aspra lotta per mantenere la posizione su queste aspre cime del Lagorai. Molti di loro, sfuggiti al macello bellico, caddero vittime di malattie o di valanghe nel terribile inverno del 1916-1917. L’ultimo caduto, un ignoto italiano trovato sui pendii del Cauriòl, trovò finalmente pace sui terrazzamenti erbosi del Vanoi solo nel 1929.

Bibliografia

  • Girotto, L. (2007). Sull’aspre cime del monte Cauriol, Aviani Editore.
  • Zorzi, A. (2007). Monte Cauriol 1916. Ziano di Fiemme.
  • Finegil, Espresso (2015). La Grande Guerra 1914-1918. GEDI Gruppo Editoriale S.p.A, Roma
  • Bettega, A. (2010). Grande Guerra in valle di Fiemme-Fassa e Biois. Edizioni Gino Rossato.
  • Von Lichem, A. (1993). La guerra in montagna 1915-1918: il Fronte Dolomitico. Bolzano, Italy: Athesia.