A seconda della versione, il nome Nèva – “la montagna di Eva” – deriva dal dialetto feltrino e(g)ua (tr. acqua, zona ricca d’acqua). Da giugno a settembre, era tradizione andare a “montegàr” in Eva, col tempo diventato inEva, in Nèva. Da qui la zona intera è chiamata Nèva, col Cadìn di Nèva a indicare il più alto bacino di origine glaciale, da cui sorge il Rio Nèva, sovrastato dal Monte Nèva e dalle omonime Torri.
Dalla cartografia storica, la “Montagna di Eva” era divisa e assegnata dal Vescovo di Feltre in due feudi distinti: il “mons de Eva maiori”, verso il feltrino e il “mons de Eva minori”, dal lato di Primiero del Rio Nèva. Il territorio rimase utilizzato soltanto dalle famiglie del feltrino fino al XVIII secolo, anche se, dalla fine del XIV, secolo i due territori diventarono parte, rispettivamente, della terraferma della Repubblica di Venezia e del Tirolo Austriaco. Fino all’inizio del XX secolo, il confine attraversava proprio il bacino di Nèva. Ancora oggi si possono vedere alcuni dei cippi di confine tra Tirolo e Veneto, risalenti al XIX secolo. Il territorio subì un’ulteriore divisione con l’acquisto da parte del regolano di Transacqua di una parte della Eva minor, che diede il nome di Nèva Prima e che condusse alla formazione della Nèva di mezzo, oggi Nèva Seconda, e della Eva maggiore o Casera di Nevétta, sul lato feltrino.
Nel territorio feltrino, nel periodo della II Guerra Mondiale, la Casera Nèva venne ristrutturata ad uso di malga. Acquistata in seguito dal Comune di Mezzano, nel 1970 divenne Rifugio Boz, in affitto a titolo gratuito al CAI Feltre, dedicato alla memoria di Bruno Boz, alpinista e socio del CAI di Feltre, morto per una caduta nei pressi del Passo Alvis nel corso di una battuta di caccia.
Bibliografia
CAI Feltre (2002). La Montagna di Neva. Libreria Editrice Agorà.
CAI Feltre (2012). Andar per monti. La grande passione. Libreria Agorà.